Centro Reiki tradizionale giapponese Sardegna

Centro Reiki tradizionale giapponese Sardegna

Komyo ReikiDo Magazzine- Gennaio 2017

Komyo ReikiDo

MAGAZINE

ESPERIENZE REIKI
di Carlo Planta
Mi presento sono Carlo Planta vivo in Sardegna e abito ad Iglesias, un antica cittadina di origine Medievale che sino a diversi anni fa viveva dello sfruttamento di ricchi giacimenti minerari ormai in completo esaurimento.
Nel 2012 stavo malissimo sia dal punto fisico che mentale, avevo perso il lavoro a causa del mio stato fisico e la cosa mi fece cadere in una forte depressione che di certo non contribuiva alla mia guarigione, mi ero completamente arreso, passavo i miei giorni chiuso in casa in solitudine.
Allora non conoscevo nemmeno l’esistenza del Reiki ma il caso, se così vogliamo dire, volle che una infermiera venne a casa per curarmi e un bel dì senza nemmeno spiegarmi di cosa si trattasse mi disse: sdraiati sul divano ti faccio una cosa che potrebbe farti bene. Inutile dire che ero completamente arreso quindi ero pronto ad accettare qualsiasi cosa pensassi
potesse farmi bene o almeno darmi un attimo di sollievo. Vissi quella prima seduta di Reiki molto profondamente, sentivo bellissime sensazioni e un diminuire delle mie preoccupazioni, ansie e dolori.
In quel periodo iniziai a ricevere Reiki una volta alla settimana iniziando così a credere che mi potevo riprendere.
Dopo circa un mese presi il primo livello occidentale e man mano la mia passione per questa disciplina cresceva sempre di più; volevo continuare il percorso intrapreso perché lo sentivo nel profondo della mia vita.
Qui iniziarono i miei primi problemi con la mia insegnante: infatti ogni volta che le facevo delle domande mi diceva leggere meno: “altrimenti ti confonderai, in internet scrivono tante fesserie per fare soldi”.
Inutile dire che ero incappato con la vecchia storia la quale raccontava che Usui era un monaco cristiano con un insegnante che portava un nome di una Divinità Indiana a suo dire canalizzato per lei dal suo insegnante.
Dopo questo episodio decisi finalmente di pensare con la mia testa e come mi aspettavo tale decisione fu in contrasto con il modo di insegnare della maestra. Passati sei mesi di auto-trattamenti ed incontri con altre persone che organizzavo a casa mia per lei e ovviamente per me, mi resi conto di avere a che fare con una persona con un personalità egocentrica spiccata che non faceva che ostacolare i miei progressi; di conseguenza decisi di
lasciarla e prendere il secondo livello con un’altra maestra che venne a casa mia dandomi il secondo livello occidentale in un giorno senza lasciarmi né dispensa né attestato.
Preso coscienza di ciò, capii che la strada da percorrere non era quella giusta per progredire , ripresi le ricerche con più determinazione; d’altronde ero disposto a spendere le mie ultime risorse per perseverare nel la mia guarigione e per una disciplina di cui mi ero innamorato, nel senso che in quel momento era l’unica cosa che avevo e in fondo, in questa parte di percorso, avevo capito che la responsabilità della mia guarigione non poteva essere se non nelle mie mani.
Nonostante tutti questi problemi dubbi e incertezze non smisi mai di farmi trattamenti per tutti questi anni di ricerca ….
Qui in sintesi vi descrivo la mia esperienza, la premessa fatta credo sia fondamentale per comunicare alle persone che si avvicinano al Reiki di perseverare e se sentite che quello che avete trovato non risuona col vostro essere andate avanti perché se lo vorrete veramente con tutte le vostre forze troverete quello che cercate fatto da persone serie ed equilibrate, e badate bene qui non voglio togliere niente a nessuno stile Reiki ma voglio solo dire che esistono insegnanti ed insegnanti equilibrati, sobri che vi porteranno a essere liberi nella pratica per come la sentite. Sì perché, in fondo, il Reiki è fatto di libertà, rispetto, armonia, amore e guarigione per tutti. Il mio percorso col Reiki, ma soprattutto perché ho scelto lo stile del Komyo.
Premetto che il mio non è un giudizio, infatti penso che ogni stile Reiki abbia la sua valenza energetica e quindi le proprie funzioni.
Ho compreso che a fare la differenza di ciascuna pratica è l’applicazione e non meno importante è l’operatore, bisogna trasmettere la passione che si nutre, così come nel Reiki anche nella vita.
Nel mio lignaggio energetico ho avuto diversi insegnanti, ad essere più precisi ho sperimentato
nel primo e secondo livello con due insegnanti che mi hanno trasmesso Reiki Occidentale
… Ma questo non mi faceva sentire soddisfatto, forse perché sentivo troppa enfasi nei loro insegnamenti o forse perché dovevo trovare ciò che era più in risonanza con me. Quindi cambio insegnante per la terza volta, il tutto con non poca sofferenza, voglio dire: cambiare insegnante non è stato facile anche perché nonostante il Reiki fosse diventato sin dall’ inizio una vera passione, era anche una fonte verso il miglioramento evolutivo personale.
Con la terza e finalmente ultima insegnate sono trovato bene. Da qui mi ritrovai a ripercorrere tutto dall’inizio fino ad arrivare al terzo livello. A questo punto ricevo le iniziazioni del Komyo Reiki, ma contemporaneamente ricevo gli insegnamenti della Gendai Reiki di cui ho un ottima opinione e stima.
La scelta del Komyo deriva, inizialmente per risonanza e semplicità, poi per praticità e tempi… qui bisogna specificare che l’associazione nazionale, che non menziono per rispetto, ha dei tempi abbastanza lunghi e in oltre delle pretese verso gli insegnanti che possono essere anche giuste ma che non possono essere uguali per tutti, per motivi di soldi e spostamenti
visto che si trovano oltre mare. Quindi prendo definitivamente la scelta Komyo, anche perché l’associazione nel contempo insegnava principalmente Reiju Komyo con infarinatura Gendai dal punto di vista della tecnica.
Concluso il quarto livello insegnante nella Komyo Reiki Kai Italia, mi ritrovai a partecipare con grande onore e felicità, insieme ad altri 30 insegnanti, al seminario del fondatore del Komyo Reiki Hyakuten Inamoto. Indescrivibile l’energia e la capacità del Sensei Hyakuten di trasmettere insegnamenti e Reiju a così tante persone. Un’ esperienza unica che, senza dubbio, ha ripagato le mie scelte sia dal punto di vista finanziario che evolutivo come insegnate.
Infine voglio ringraziare la nostra Presidente Italiana della Komyo Reiki Italia Chiara Grandi per avermi sempre sostenuto con grande fiducia nelle attività che svolgo e per avermi accolto a tutti i suoi seminari che si sono svolti in Sardegna ridandomi tutti i livelli così da permettermi di avere le idee sempre più chiare su quello che Insegno in modo da mantenere lo stile Komyo invariato da come mi è stato trasmesso da coloro che riconosco, in quest’avventura, come i miei principali maestri : Hyakuten Inamoto e Chiara Grandi.
Ghassho _/\_

Il Magazine è una rivista sesmsestrale della Komyo RikiDo Italia. E’ interessante ricca di esperienze e riflessioni .. isi può scaricare gratuitamente cliccando sul link che segue.. buona lettura
http://www.chiaragrandi.it/gennaio2017.pdf

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Da Komyo Reiki Kai a Komyo ReikiDo

( Foto scattata nel Retreat  2018 )

 

Nell’anno 2016 il nome della scuola è stato cambiato da Komyo Reiki Kai a Komyo ReikiDo per uno scopo ben preciso, la domanda, credo più comune, che sorge spontanea è cosa c’entra il Reiki con le arti marziali di origine nipponiche?
Infondo è una domanda che mi sono posto, anche io, e alla quale e seguita una piccola ricerca sia sul web che e in una parte di vita in cui praticavo Judo.. quindi ho cercato di esprimere, in sintesi, quello che ho compreso:
Partiamo dalle arti marziali per arrivare a definire meglio la nostra amata disciplina  Reiki.

Due sono i concetti che regolano l’aikido: l’unione dell’energia individuale con l’energia dell’universo e il senso dell’equilibrio. Per unione delle due energie (ki), individuale e cosmica, si deve intendere uno stile di vita in totale sintonia con sé stessi, con gli uomini e la natura.
In sostanza l”obiettivo comune di tutte queste discipline non era tanto l’addestramento alle tecniche di guerra, quanto il miglioramento delle capacità spirituali oltre che fisiche dei praticanti e questa viene espressa con Do come completamento della disciplina, ad esempio KarateDo significa la via del karate che trova la sua massima espressione nel completamento spirituale “Do“.
In ultima analisi questo è il punto in comune col Komyo reiki “Do” la ricerca spirituale.
Quindi Hyakuten Sensei, secondo la mia opinione, ha voluto mettere l’accento ed esprimere il suo contenuto “più profondo” del Komyo Reiki, cioè il percorso spirituale “Do Significa la Via, l’aspetto fondamentale del percorso  Komyo Reiki”

Tecnica e corsi Komyo ReikiDo
Per info corsi:
.Read more“Da Komyo Reiki Kai a Komyo ReikiDo”
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Cos’è un Reiju o armonizzazione

Cos’è un Reiju?

Il termine giapponese令呪 –   Reiju  si compone con due ideogrammi diversi e può quindi   significare: Dare e ricevere  spiritualità, oppure benedizione spirituale.

In altre parole il 令呪-  Reiju è il metodo con il quale l’insegnante comunica, ad un livello sottile+* ( energetico ), l’abilità innata di trasmettere, con le mani, l’energia Reiki.

Quando un insegnante di Reiki dona un– Reiju ad uno studente, alza il suo livello energetico.
La sua frequenza vibrazionale risuona con quella dell’Energia Universale ed avviene un contatto che risveglia la sua coscienza, la quale apre i canali del corpo per lasciar fluire l’Energia esterna.

A differenza di quanto accade nel Reiki occidentale per cui le “attivazioni” vengono conferite all’allievo solo durante i Seminari, nel Reiki Tradizionale Giapponese le attivazioni 令呪  Reiju vengono date il più spesso possibile. Quindi al di là delle attivazioni ai livelli, lo studente riceve settimanalmente un Reiju che è un piccolo potenziamento energetico che incrementa le sue capacità di ‘sentire’ l’energia.
L’aspetto della sensibilizzazione all’energia di Reiki è molto importante nella scuola tradizionale di Usui ( la Gakkai ) in quanto più è alta e più l’operatore sarà in grado di sensibilizzarsi all’energia e percepire anche negli altri ( Byosen ) attraverso specifiche tecniche di scansione energetica della persona che riceve il trattamento.
( * Per sottile s’intende “trasferimento di energia Reiki )

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Il significato dell’ideogramma del Reiki


Il significato dell’ideogramma dell’idegramma  Reiki

l’ideogramma del reiki, come in genere gli ideogrammi giapponesi raccontano un contenuto non una parola…. quindi ogni pittogramma che compone Reiki ha il suo significato e insieme agli altri compone la storia quindi il suo significato. La comprensione del significato di Reiki può avvenire anche grazie alla “lettura” del suo ideogramma. La calligrafia giapponese si esprime attraverso gli ideogrammi, che sono base e fondamento della pittura.
1 ) il primo rappresenta il cielo limpido, l’energia che diventa materia, la nascita, la creazione, la formazione del cielo L’inizio…

2 ) il secondo una nuvola carica allo stato gassoso, quindi l’energia che si addensa allo stato gassoso manifestandosi.

3 ) Le nuvole cariche lasciano cadere la pioggia, la volontà del cielo è simbolo di riceve ciò che viene dall’alto per il nutrimento della terra e della vita.

4 ) le tre bocche rappresentano delle anfore che raccolgono ciò che discende dal cielo.. contatto con il cielo ( Uno) “il tre per i i taosti rappresenta la dinamica della creazione ( Fonte: ritorno alle fonti – una strada per la felicità),  le tre bocche si aprono alla meraviglia della vita IL dono del cielo

5 ) finalmente gli uomini, grati per i doni ricevuti dal Cielo, si riuniscono nel tempio e offrono il sacrificio del servizio. Nell’unità avviene il vero incontro con il proprio sacro spazio interiore. E’ l’iniziazione, il sentirsi parte del grande disegno universale d’Amore. L’integrazione di Sé, l’individuazione, la realizzazione.

6 ) Anche nel logogramma KI si ripropone la sequenza del cielo, delle nuvole e dell’acqua che questa volta scende ed evapora, tornando al cielo .Quindi lo scopo o l’intenzione finale è nel ritorno alla fonte cioè all’uno..

7 )Questo segno rappresenta un chicco di riso che si trova al centro del nostro essere, e simboleggiare l’essenza Divina dell’uomo il suo vero nutrimento, il seme è nato grazie alle nuvole, alla pioggia, all’energia del sole, alla luce, e nutre cosi la nostra vera essenza.

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C’è un Reiki migliore di un altro?

C’è un Reiki migliore dell’altro?

Che sia tradizionale giapponese piuttosto che occidentale o altro, Reiki funziona.
L’Energia Universale infatti è una sola, così come gli effetti che produce sono gli stessi in ogni tecnica.

Possono esserci differenze di sensibilità o di capacità nel convogliare l’energia, ma se Reiki è praticato con amore, funziona sempre.

C’è però un caso, come ha spiegato il Rev. Inamoto nelle sue conferenze in Italia, dove l’operatore non usa Reiki, ma attinge alla propria energia. Questo avviene quando chi pratica reiki non si abbandona completamente all’Energia Universale, ma inserisce il proprio ego e la propria volontà. Da questo punto di vista le discipline giapponesi enfatizzano molto il concetto di abbandono. Quando praticavo lo scambio Reiki a Kyoto con gli altri allievi del Rev. Inamoto, la cosa che più mi aveva colpito era che nessuno era concentrato sul trattamento, non c’era un ambiente silenzioso o mistico. Si parlava e si scherzava tra di noi, mentre si tenevano le mani appoggiate sulla persona trattata. Questo serviva per impedire al nostro ego di intromettersi nel fluire libero dell’Energia, ed è quello che spiego e consiglio alle persone che mi chiedono in che modo praticano Reiki i giapponesi.

“Fonte” http://www.chiaragrandi.it/home_page_REIKI/stile_migliore.htm
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“Dovremmo fare della pratica un modo naturale, spontaneo,  di prenderci cura di noi stessi, dobbiamo lavorare ogni giorno della nostra vita, non importa cosa ti porta il processo di guarigione, vivilo proprio come le persone vanno al lavoro ogni giorno, con la pioggia o con il sole”.

Cit.https://www.komyoreikiiglesias.it/386-2/

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